Una sassata spacca un vetro e lo manda in frantumi.
E da quei frantumi si riflettono mille immagini diverse.
Vorresti rimettere a posto quei pezzi di vetro, prenderli tra le mani e quasi senza accorgertene inizi a sanguinare.
Qualche mese fa ho chiesto a Fabrizio di scrivere, in piena libertà, una recensione per Alessandri25 e lui, inconsapevolmente, me ne ha data una che parla anche di se stesso.
Con le sue stesse parole posso allora dire che raccontare Fabrizio è davvero complicato. O facilissimo. Dipende dai punti di vista o, meglio, da quello d’osservazione.
In tutta onestà non posso dire di aver conosciuto realmente Fabrizio come non si conosce realmente un fratello.
Lo si avverte simile, gli si è affezionati, si attendono i suoi giudizi ed i suoi consigli senza necessariamente entrare in confidenza.
L’amicizia in età adulta non è quella totalizzante dell’adolescenza, che tutto dà e tutto pretende, ma non è meno esigente.
Perché con l’avanzare degli anni si diventa più selettivi, ma anche più essenziali.
Ci univano valori importanti capaci di superare le mille differenze che naturalmente avrebbero dovuto separarci, compresa la fede calcistica.
Su quei valori abbiamo costruito un’amicizia sincera e ora mi accorgo di aver ricevuto molto più di ciò che ho dato.
Fabrizio, a descriverlo in poche parole, era una presenza, un sorriso ed uno zainetto dal contenuto misterioso da cui cacciava fuori ampolle di liquidi preziosi, amari e piccanti.
Magari da far assaggiare clandestinamente su di un autobus di periferia.
Era come il Puck del sogno scespiriano di una notte di mezza estate:  s’adoperava, premuroso, ad aiutare nel loro lavoro, ed a portar fortuna a quelli che lo chiamavano.
Per Alessandri25 è stato più di un amico, un mentore, un sostenitore, un discreto consigliere.
Per approvare gli bastava uno dei suoi larghi sorrisi, per dissentire un’occhiata in tralice, la sigaretta appesa alle labbra.
«Think but this and all is mended.
That you have but slumbered here,
While these visions did appear». (Immaginate come se veduti ci aveste in sogno, e come una visione
di fantasia la nostra apparizione).
Ciao Fab, allegro folletto degli oliveti «tolto da questo mondo troppo al dente».
Mancherai a questo posto, manchi già.